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Vi racconto una foto #3 / Quando la TV inganna

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: Vi Racconto Una FotoCastello del VolterraioIsola d’ElbaFreedomRoberto Giacobbo

Il castello del Volterraio è uno dei primi luoghi a colpire l'immaginario di chi arriva all'isola d'Elba, specialmente di quelli abituati ad andare in montagna come me. Si erge alto e solitario ed è visibile dal traghetto già molto prima di entrare in porto a Portoferraio e voler salire lassù per godersi il panorama è un desiderio che si può definire naturale e che si impadronisce di molti ancor prima di mettere piede sull'isola.
La voglia di visitarlo per me era acuita da altri due fattori: il non essere riuscito ad andarci durante le mie prime due visite all'Isola d'Elba e il fatto di aver visto un servizio in televisione pochi giorni prima di tornare sull’isola. Proprio la TV però mi aveva tratto in inganno nel preparare quella visita, normalmente infatti sarei andato tranquillamente con le scarpe da ginnastica e la macchina fotografica al collo, invece mi presentai armato di bacchette da escursionismo e scarpe da trekking a causa della vera e propria drammatizzazione attuata da Roberto Giacobbo nel programma Freedom.
Nel servizio che avevo visto il conduttore partendo dal comodo parcheggio aveva iniziato la salita ansimando in modo sovrannaturale mentre il cameraman era intento a immortalargli da più o meno vicino le chiappe mentre passo dopo passo e gradino dopo gradino salivano verso il castello. Per far capire al suo pubblico quale incredibile sforzo fosse necessario per salire fino al castello Roberto Giacobbo si fermò a una piazzola per spiegare qualcosa e riprendere fiato mentre sembrava dovesse sputare un polmone da un momento all'altro, ma la piazzola nella realtà si trovava a non più dell'equivalente di un paio di piani di scale e arrivarci fu tutt'altro che faticoso per me. Insomma arrivai in cima nient’affatto affaticato, ma pronto e attrezzato per affrontare la più difficoltosa delle montagne dolomitiche, senza però doverlo fare visto che bastarono pochi minuti di salita. Avrei potuto portare anche mio figlio all'interno del marsupio - allora aveva poco più di 6 mesi - e avere comunque la possibilità di portare con me anche la fotocamera in mano, invece sembravo Messner pronto per scalare il K2.
Il vero problema che dovetti affrontare però fu di tipo fotografico, infatti la giornata non si rivelò amica dal punto di vista del clima umidissimo e della foschia, inoltre avere una buona inquadratura è quasi impossibile se ci si limita al sentiero tracciato. Per ottenere quel che volevo iniziai a fare un giro intorno al castello e mi accorsi che il castello non si trova in vetta, ma su un'anticima più ampia e comoda per costruire qualcosa rispetto alla vera e propria cima, che è invece troppo piccola per posizionarci sopra un castello.
Per raggiungere la cima vera e propria bisogna arrampicarsi un po’, ma poi si riesce a fotografare il castello da una posizione assolutamente privilegiata senza nemmeno dover utilizzare un drone. Tra le buone foto che riuscii a portare a casa c’è questa che mi piace molto, qui la luce del sole che filtra fra la foschia sembra assumere i toni tipici del tramonto all’orizzonte e il risultato mostra bene non solo la bellezza del luogo, ma anche l’atmosfera di pace che si respira da lassù.



Una piccola riflessione sull'albero di natale di Roma 2023

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Riflessioni ·
Tags: RomaAlbero di NataleEcologiaPannelli Solari

Ho preferito aspettare la fine delle feste per questo post che definirei inusuale rispetto al solito visto che la fotografia è al servizio del testo e non il contrario.
Non mi piace fare polemica, preferisco essere sempre il più possibile costruttivo e oggi vi sottopongo una foto dell'albero di natale di Roma di quest'anno e mi piacerebbe avere una vostra opinione su questa mia riflessione.
Come saprete da qualche anno c'è grande affanno nel cercare di prendere in giro l'albero di natale di Roma, anche se sinceramente non ne ho mai capito il motivo. Tutto iniziò con il famoso “Spelacchio”, un albero che ebbe la "brutta idea" di morire prima della fine delle feste perdendo quasi tutti gli aghi proprio nei giorni più importanti del natale. Da quell'anno il tiro al bersaglio contro l'albero di natale della capitale divenne quasi una missione supportata da motivazioni spesso pretestuose e a volte ridicole, come quando si disse che era troppo bello perché era stato pagato da uno sponsor. Si è riusciti a far polemica anche quando l'albero di natale era bellissimo e a costo zero, tanto per far capire di cosa parliamo.
Quest'anno la polemica ha riguardato quei 2 pannelli solari che vedete alla base dell'albero. Per questo motivo ho deciso di mostrarvi una foto scattata di giorno quando i 2 pannelli solari sono ben evidenti, mentre di notte risultano praticamente invisibili. Molti hanno deriso questa iniziativa, invece secondo me la scelta di inserire due pannelli solari in grado di produrre l'energia necessaria per alimentare le luci dell'albero di natale e le luminarie di via del Corso è una bella idea. Nascondere i pannelli avrebbe tolto totalmente il valore educativo di chi ha pensato a questa iniziativa. Sì, perché secondo me è giusto che si cominci a far capire alle persone che la rivoluzione ecologica avrà un impatto sulle vite di tutti e che non è affatto grave che ciò avvenga, si tratta solo di ripensare al nostro futuro in un’ottica più sostenibile. Se sui tetti della città iniziassero a proliferare pannelli solari a perdita d'occhio non dovrebbe essere visto questo come un problema visto che la loro presenza è non solo utile, ma necessaria. Non voglio dire che dobbiamo riempire di pannelli solari i monumenti, quello no, ma i tetti dei condomini, dei supermercati, dei benzinai, delle industrie invece dovrebbero esserne pieni e per farci abituare alla loro presenza ha senso che si facciano iniziative come quella pensata a Roma.
Se ci siamo assuefatti alla presenza di orribili parabole per vedere le partite di calcio in TV e di antenne per la telefonia cellulare, allora dovremmo essere contenti di vedere più pannelli solari in città e dovremmo iniziare a promuovere iniziative che facciano capire che un futuro sostenibile passerà inevitabilmente verso un cambiamento che ora può spaventare qualcuno, ma che è assolutamente auspicabile.




Una foto dell'Isola di Procida è stata scelta per un calendario tedesco sull'Italia

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: CalendarioHarenberg
 
Una foto che ho scattato qualche anno fa a Marina di Corricella, sull'Isola di Procida, è stata scelta dalla casa editrice tedesca Harenberg per il calendario sull'Italia del 2023.




Fotografare #34

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: FotografareTestCanonEOS R3NikkorZ 28mm f/2.8 SE
In questi giorni, purtroppo in forte ritardo sul previsto, in edicola potete trovare il numero 34 di Fotografare.

In questo numero ho scritto i test della mirrorless Canon EOS R3 e dell'obiettivo Nikkor Z 28mm f/2,8 SE.

Infine mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





Fotografare #33 in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: FotografareTestFujifilmXF 150-600mm f/56-8 R LM OIS WRPanasonicLumix GH6
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 33 di Fotografare.

In questo numero ho scritto i test della Panasonic Lumix GH6 e dell'obiettivo Fujifilm XF 150-600mm f/5,6-8 R LM OIS WR.

Infine mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





Vi racconto una foto #2 / Il lago… defilato!

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Il 6 settembre 2022, durante una vacanza nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ho deciso di fare un'escursione fino al lago di Pilato. Un vero e proprio simbolo di questo splendido parco nazionale. Non esiste appassionato di montagna che possa esimersi dall’andare a vederlo quando si trova in quelle zone perché si tratta veramente di un posto dal fascino ineguagliabile. È inoltre un lago di origine glaciale nonostante si trovi negli appennini e questo lo rende praticamente unico tra i laghi a sud delle Alpi.  La sua forma poi lo fa somigliare a un paio di occhiali rendendolo estremamente riconoscibile e fotogenico.

Deve il suo nome a una leggenda tanto intrigante quanto inverosimile: Ponzio Pilato sarebbe stato chiamato a Roma dall'imperatore Vespasiano che lo avrebbe condannato a morte per non aver impedito la crocifissione di Gesù Cristo, ma di questo non ci sono prove che lo accertino storicamente. A quel punto il suo corpo sarebbe stato posto su un carro trainato da due bufali che da Roma lo avrebbero portato, anche se non se ne capisce il motivo, fino ai Monti Sibillini. I bufali si sarebbero quindi gettati con il carro e il corpo di Pilato nel lago legando indissolubilmente il nome del prefetto romano a quello del lago e rendendo in questo modo il lago il posto perfetto per ambientarci storie di demoni e di spiriti maligni.
Se si lasciano da parte le leggende esiste anche un'altra motivazione che rende veramente unico il lago: la presenza di un minuscolo crostaceo che misura circa 1 centimetrodi lunghezza da adulto e che prende il nome di Chirocefalo del Marchesoni. Un animale endemico di questo lago, cioè vive solamente in queste acque. Non è possibile trovarlo in nessun altro luogo al mondo che non sia questo piccolo lago montano.

Quando sono arrivato al cospetto del lago, appena sotto l'imponente Pizzo del Diavolo, mi sono ritrovato peròdi fronte a un bacino completamente asciutto a causa della siccità e del prolungato caldo estivo. Insomma, per usare un gioco di parole, potremmo dire che il Lago di Pilato si era defilato.

Non è la prima volta che questo accade nella storia e non sarà di certo l'ultima, ma se si inserisce il prosciugamento del lago in un quadro globale ritengo che sia lecito considerarlo come un evento legato al cambiamento climatico dovuto all'azione dell'uomo. Infatti, anche se non è la prima volta che ciò accade, non bisogna sottovalutare il fatto che estati sempre più calde di anno in anno vengano registrate con una costanza allarmante e che se a questo calore intenso e prolungato si legano anche la mancanza di precipitazioni e nevicate poco abbondanti in inverno c'è poco da stare tranquilli. E il Chirocefalo del Marchesoni che fine farà? Per fortuna la natura ci ha dimostrato che questo crostaceo riesce a far schiudere una parte delle sue uova anche dopo un periodo di secca del lago. Si compie però un errore enorme se si pensa che allora sia tutto a posto così, che tanto la natura ha permesso a questa specie endemica di sopravvivere in condizioni straordinarie. Se queste condizioni climatiche in futuro si verificheranno con maggiore frequenza, per non dire tutti gli anni con una certa regolarità, non si può escludere che una popolazione fiaccata da anni e anni di condizioni al limite della sopravvivenza non possa finire per estinguersi. Chiunque di noi può sopravvivere un giorno senza mangiare, ma se questa condizione si ripete tutti i giorni le cose, ahimè, cambiano.

Spesso quando si parla di cambiamento climatico con le persone queste fanno fatica a valutarne gli effetti per un semplice motivo: non conoscono e non frequentano la montagna. La montagna infatti nonostante la sua imponenza è un posto fragile, dagli equilibri precari e per questo non smette di lanciarci segnali di allarme che l'uomo tende sistematicamente a ignorare preso da altre emergenze. Guerre, pandemie e crisi energetiche sono considerate importanti perché hanno ricadute immediate sulla vita di tutti i giorni, eppure se l'umanità si fermasse a riflettere su quel che ci costerà veramente il cambiamento climatico davanti a una bolletta raddoppiata farebbe spallucce e chiederebbe alla politica mondiale di concentrarsi sulla crisi climatica.

Ritengo che l'unico modo per insegnare ai bambini delle nuove generazioni a interpretare i segnali che il pianeta ci invia non sia fargli vedere documentari in TV o fargli fare un giorno di sciopero da scuola, ma di portarli con una certa regolarità e con gente esperta a vedere i segnali che la montagna ci invia per fargli toccare con mano quel che stiamo distruggendo.

Se solo venisse insegnata come si deve l'educazione ambientale nelle scuole forse ne potrebbe trarre giovamento l'intera umanità e anche le scelte di chi ci governa sarebbero costrette a tenerne conto.




Vi racconto una foto #1 / La quiete prima della tempesta

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Lunedì 22 agosto del 2016 avevamo programmato un’escursione in montagna. La mia compagna si era presa un giorno di ferie proprio per non trovare troppo trambusto sui sentieri visto che d’estate le montagne del centro Italia sono prese d’assalto dagli appassionati.
La decisione fino alla sera prima era quella di andare sui Monti della Laga per poi andare a pranzo ad Amatrice. Avevamo individuato una passeggiata non troppo difficoltosa che ci avrebbe permesso di andare in un ristorante e mangiare un bel piatto di amatriciana o di gricia. Però nei giorni precedenti le previsioni meteo avevano iniziato a indicare possibile pioggia in quella zona, così all’ultimo decidemmo di cambiare meta per non correre rischi e ci dirigemmo sulla vetta del Monte Viglio, nel Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, portandoci dei più modesti panini per pranzo. Avevamo visto il Monte Viglio da lontano tante volte, ma non eravamo mai saliti fino alla vetta e quello sembrava essere il giorno giusto per farlo.
Intorno all’ora di pranzo eravamo in cima e avevamo sufficiente visibilità per vedere le montagne vicine e lontane. Quelle nuvole che si vedono in lontananza in questa foto sono quelle che non avevano mai abbandonato le zone dei Monti della Laga.
Arrivati in cima capimmo di aver fatto proprio bene a orientarci su un’altra escursione. Il tempo era stato fantastico, la passeggiata strepitosa, la visibilità era straordinaria e le nuvole erano tutte attorno a noi, ma mai completamente sopra a noi al punto da farci temere la pioggia. E poi la settimana successiva avremmo potuto recuperare l’escursione che avevamo previsto di fare. Però non andò così, la notte del 24 agosto del 2016 sentimmo una forte scossa di terremoto. Dopo poco tempo un’altra. La nostra casa a Roma venne scossa in modo tale da sembrare di essere solo in un brutto incubo e feci fatica a riprendere il sonno in seguito, immaginavo che fosse successo qualcosa di molto grave. Un terremoto così forte e lungo doveva per forza arrivare da qualche parte e la mente tornò ai terremoti del 1997 e a quello dell’Aquila del 2009, che però io non sentii perché in quel periodo abitavo a Milano. La mattina al TG scoprimmo che alle 3:36 un sisma aveva letteralmente distrutto quelle zone nelle quali saremmo dovuti andare. In pochi istanti una serie di paesi, tra i quali Amatrice e Arquata non c’erano più e con loro circa 300 persone che in quella notte hanno perso la vita. Ora, a 6 anni di distanza, mi sento finalmente di condividere con voi questo racconto e una delle fotografie scattate quel giorno, che avevo tenuto nell’archivio fino ad oggi.



Fotografare #32 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: FotografareTestFujifilmX-H2sPanasonicLumix S Pro 16-35mm f/4
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 32 di Fotografare. In questo numero ho scritto l'anteprima della nuova mirrorless Fujifilm, la X-H2s e dell'obiettivo Panasonic Lumix S Pro 16-35mm f/4.

Infine mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





Fotografare #31 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: FotografareTestCanonEOS R7EOS R10FujifilmXF 70-300mm f/4-5.6 R LM OIS WREditoriale
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 31 di Fotografare. In questo numero ho scritto l'anteprima/test delle nuove mirrorless Canon EOS R7 e EOS R10 e il test dell'obiettivo Fujinon XF 70-300mm f/4-5.6 R LM OIS WR.

Ho inoltre scritto l'editoriale sulla cosiddetta "crisi dei chip" e dell'influenza che questa ha avuto sul mondo della fotografia.

Infine mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





Una piccola riflessione sulla tragedia accaduta ieri sulla Marmolada

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Riflessioni ·
Tags: #marmolada#dolomiti


Quando accade una tragedia in montagna ho l'impressione che l'atteggiamento tipico della TV e dei giornali, che evidentemente parlano di qualcosa che non gli è familiare, si divida tra chi pensa alla semplice fatalità o alla disattenzione degli escursionisti e chi invece pensa che la montagna sia da assimilare a un essere vivente che in piena coscienza decida ogni tanto di vendicarsi uccidendo qualcuno.
Anche se ho sempre deciso di stare ben lontano dalla cronaca sul mio sito vorrei invitare chi mi segue a fare una riflessione su quanto accaduto ieri sulla Marmolada. Il distacco di un seracco in un ghiacciaio è tutt'altro che una fatalità, specialmente se si tratta di un ghiacciaio che si trova a una quota bassa come quello della Marmolada e di cui è prevista l'inesorabile e completa fusione nei decenni a venire. Non bisogna nemmeno epicizzare l'accaduto dicendo che si tratta di un grido di dolore da parte della montagna, perché il rischio è di fare lo stesso errore che fa chi pensa che la montagna sia un essere senziente pronto a uccidere gente a caso. No, quel che è successo ieri è semplicemente frutto del surriscaldamento climatico, della cecità dei politici mondiali e dei cattivi comportamenti della maggioranza degli esseri umani che vivono al di sopra delle potenzialità del pianeta.
Che la fusione dei ghiacciai non avvenga dolcemente è da dare per scontato. Nessun ghiacciaio si scioglierà lentamente salutando pacificamente gli esseri umani che ci passano sotto, ma porterà con sé crolli e tragedie. Così come la perdita di permafrost farà franare le montagne sempre più spesso e il mare non aumenterà di livello chiedendo il permesso per entrare in città o allagare campi.
Gli eventi climatici estremi e le loro ripercussioni sono semplicemente la conseguenza di un atteggiamento che l'uomo porta avanti in modo scellerato da troppo tempo. Sembra che l'uomo abbia deciso di non far parte della natura, ma di esserne al di sopra.
Sarebbe inutile dire: "pensateci la prossima volta che andrete a votare" perché una proposta seria per l'ambiente da parte della politica non l'ho mai sentita.
Siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo, diceva Gandhi. Per essere quel cambiamento però bisogna essere in tanti, essere consapevoli e soprattutto essere determinati a fare anche delle rinunce.
Non pensate che tra 500 anni sui libri di storia per le scuole si parlerà per più di qualche riga di una pandemia durata appena 2 anni grazie ai progressi della scienza. È ben più probabile invece che interi capitoli verranno dedicati a come l'uomo si sia messo nei guai per la cecità e l'interesse di pochi, portando avanti un modello di sviluppo e benessere incentrato sulla crescita economica invece di cercare di rimanere in armonia con la natura dell'unico pianeta sul quale ci è possibile vivere.



Fotografare #30 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: FotografareTestNikonP950CanonEF-M 15-45mm f/3.5-6.3 IS STM
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 28 di Fotografare. In questo numero ho scritto il test della bridge Nikon P950 e dell'obiettivo Canon EF-M 15-45mm f/3.5-6.3 IS STM.

Inoltre mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





Fotografare #29 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: FotografareTestCanon PowerShot G7 X Mark IIIFujifilmXF 23mm f/1.4 R LM WR
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 29 di Fotografare. In questo numero ho scritto il test della compatta Canon PowerShot G7 X Mark III e dell'obiettivo Fujinon XF 23mm f/1.4 R LM WR.

Inoltre mi sono occupato delle news del mercato fotografico.






Fotografare #28 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: FotografareTestLaowaFF II 9mm f/56 W-Dreamer RettilineareFujifilmX-E4
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 28 di Fotografare. In questo numero ho scritto il test della mirrorless Fujifilm X-E4 e dell'obiettivo Laowa FF II 9mm f/5,6 W-Dreamer Rettilineare.

Inoltre mi sono occupato delle news del mercato fotografico.





fotografare #27 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: FotografareTestCanonEOS RF 28-70mm f/2L USMNikonZ fc
In questi giorni in edicola potete trovare il numero 27 di Fotografare. In questo numero ho scritto il test della mirrorless Nikon Z fc e dell'obiettivo Canon EOS RF 28-70mm f/2L USM.

Inoltre ho scritto le news del mercato fotografico.





Fotografare #26 è in edicola

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: EditorialeFotografareTestCanonEOS R5NikonNikkorZ 14-30mm f/4SPixma Pro 200Camera RawLightroomseleziona soggettoseleziona cielo
In questi giorni in edicola trovate il numero 26 di Fotografare, un numero per me speciale perché nonostante mi sia capitato più volte di aiutare a scrivere gli editoriali, specie ai tempi del precedente editore, per la prima volta mi sono ritrovato a scriverne completamente uno e a firmarlo. Una  bella soddisfazione sapere che a pagina 3 troverete qualcosa di scritto da me.
Inoltre ho scritto un tutorial per spiegare il funzionamento delle nuove maschere "seleziona soggetto" e "seleziona cielo" di Camera Raw e Lightroom.
Ma non finisce qui, perché mi sono occupato anche delle news e di ben 3 test: quelli della mirrorless Canon EOS R5, dell'obiettivo Nikkor Z 14-30mm f/4S e della stampante Canon Pixma Pro 200. Anche qui una prima volta visto che è stato il primo test su una stampante che mi sia capitato di fare.
Un numero ricco e del quale vado particolarmente fiero, correte in edicola a comprarne una copia!





Gianluca Laurentini Photography
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