L'etica del fotografo naturalista - Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

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L'etica del fotografo naturalista

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Nel mese di giugno del 2012 sono andato a visitare il parco nazionale della foresta bavarese (meglio conosciuto come Bayerischer Wald), la foresta più grande d’Europa che si trova in gran parte in Germania, ma che sconfina in Repubblica Ceca nella sua parte più “selvaggia”. Di questo immenso spazio verde nel bel mezzo dell’Europa i fotografi naturalisti conoscono di solito solamente due piccole aree in cui ci sono degli immensi recinti con gli animali che in questo modo possono essere fotografati con uno sfondo naturale, anche se ci si trova in ambiente controllato. Fotografare in queste aree non è semplicissimo perché la maggior parte degli animali non vuole fare da modello per i fotografi ed i vari turisti del parco e spesso è possibile osservarli brevemente solo dopo lunghissime attese. Fotografare in questi luoghi però permette di essere sicuri che avendo molta pazienza sia possibile prima o poi incontrare molti animali che in natura in Europa sono molto difficili da vedere, per non dire quasi impossibili. Come le linci o gli orsi ad esempio. Se considerate che spesso le foto alle linci sono fatte usando delle fototrappole perché questi animali sono estremamente timidi capite che poterseli trovare davanti a meno di 50 metri mandi in solluchero gli appassionati di natura.
 
Fotografare in questi luoghi, come negli zoo od in natura, richiede discrete conoscenze tecniche. Non a caso molti fotografi, professionisti e non, si aggiravano per il parco con trolley carichi di obiettivi ed attrezzatura da migliaia di euro. Quel che mi sono chiesto da subito è l’uso che avrebbero fatto quei fotografi delle proprie fotografie dopo essere tornati a casa, perché poter fotografare in queste condizioni permette di ampliare il proprio portfolio con immagini di ottima qualità in tempi ragionevoli (una settimana di appostamenti per ogni tipo di stagione sarebbe il massimo) senza dover vagare per le foreste o le montagne europee per mesi con incontri sporadici e fugaci. Mi sono chiesto questo perché mentre cercavo informazioni su come raggiungere questi luoghi sui siti di altri fotografi professionisti ho notato che solo una piccola parte di questi indicavano le foto scattate in questi posti con la dicitura “foto scattata in ambiente controllato” o “foto scattata all’interno del Bayerischer Wald”, entrambi modi validi a mio avviso per far capire le condizioni di scatto. La maggior parte di essi invece cercava di sviare l’argomento per rendere le proprie opere più intriganti all’occhio dell’osservatore. Non è  un segreto infatti che a parità di valore tecnico di uno scatto il valore economico di una foto naturalistica dipenda anche dalle condizioni in cui è stata scattata: una foto di un orso scattata in natura varrà sicuramente di più di una foto altrettanto valida, ma scattata in ambiente controllato. Se poi lo stesso orso lo dovessi trovare a Piazza S. Pietro mentre lotta con una Guardia Svizzera e fossi l’unico a fotografarlo probabilmente diverrei ricco!
 
La prossima foto ad esempio è stata scattata durante una gita sull’Appennino. In quella gita sono riuscito ad incontrare un singolo esemplare maschio allontanato dal gruppo, ma la foto è autentica e sono molto soddisfatto per averla scattata.
 
Dovete considerare che il diverso valore della foto non è solo economico, ma in alcuni casi può andare oltre: infatti fotografare animali come linci, lupi, orsi, caprioli, cervi ecc … può servire anche ai naturalisti che si occupano di monitorare lo stato di salute degli animali nei parchi per capire se gli animali sono in buone condizioni e se si trovano in posti in cui non c’erano avvistamenti da tempo; tempo fa infatti grazie al fototrappolaggio è stato possibile per dei ricercatori capire che alle pendici dell’Etna c’è una colonia di gatti selvatici che si pensava estinta da tempo e che non era mai stata vista dal vivo a causa della timidezza di questi felini, che escono prevalentemente di notte.
 
Qualche anno fa feci la foto che vedete qui sotto ad una tigre, questa foto è piaciuta a molte persone, ma non ho mai nascosto il fatto che fosse fatta dentro un bioparco. Basta dirlo e la foto verrà valutata nel modo corretto.
Questa mia riflessione non vale solamente per chi scatta foto naturalistiche al Bayerischer Wald o in altri ambienti controllati, ma vi dirò altri due casi in cui i fotografi naturalisti dovrebbero sempre specificare le particolarità dell’esecuzione dello scatto: mi riferisco ad esempio all’uso massivo di Photoshop per cambiare gli sfondi delle immagini (spariscono tralicci, aumentano gli alberi o vengono ricostruite parti di sfondo inesistenti nella foto, quando non vengono addirittura usati sfondi di altre foto) oppure ricostruire parti di animali che sono nascoste da rami o elementi artificiali. Non ho niente contro queste foto, che spesso trovo stupende, ma ammiro i fotografi che non nascondono questo processo e che magari inseriscono anche la foto prima della “cura”.
 
Il secondo caso invece è quello dei fotografi birdwatcher che per fotografare gli uccelli invece che utilizzare i capanni in natura allestiscono set nel proprio giardino alimentando gli uccelli della zona, e fin qui niente di male, ma che poi come posatoio utilizzano un ramo strappato da un albero e come sfondo per far sparire la propria abitazione inseriscono un poster che ritrae un qualche bosco della zona già sfocato in modo da non doversi neanche preoccupare della profondità di campo! Penso che questa sia una procedura profondamente scorretta quando non è dichiarata, ma il mondo è fatto da tante persone diverse, ognuna con una propria etica personale. Spero però che queste poche righe vi abbiano fatto riflettere su un problema che in pochi si pongono.
© Gianluca Laurentini (P. Iva 11415451001)
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