01/2023 - News - Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

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Intervista a Luana Rigolli

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografiamo ·
Tags: IntervistaLuana RigolliFotografiamo.netL'isola degli Arrusi
Sul blog fotografiamo.net trovate una interessante intervista che ho fatto a Luana Rigolli.
Lo spunto iniziale dal quale siamo partiti è stato il suo lavoro "L'isola degli Arrusi", ma poi gli argomenti di discussione sono stati anche molti altri.
Per leggerla clicca qui.




Ciao Fotografare

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: Fotografare
Chi mi segue o legge regolarmente la rivista Fotografare si sarà accorto che sul numero #35 non sono presenti miei articoli. La mia collaborazione con Fotografare infatti si è interrotta col numero #34 - l'ultimo numero del 2022 -, anche se solo oggi è divenuta ufficiale e posso dirlo.
Sono fiero di essere stato parte integrante della squadra che ha permesso di far tornare in edicola una rivista storica come Fotografare e di essere stato anche il Coordinatore dell'Area Tecnica della rivista per tanto tempo, impegno che ho sempre portato avanti con il massimo della dedizione. Negli ultimi giorni del 2022 ho preso questa scelta che non ritengo sofferta, ma doverosa. È chiaramente spiacevole dover abbandonare una rivista alla quale ho dedicato tante energie, ma nella mia vita ho sempre cercato di seguire la regola di fare ciò che è giusto e non ciò che è conveniente.

Di quanto fatto in passato non rinnego nulla, contribuire a riportare in auge Fotografare è stata un'avventura fantastica. Lavorare al progetto inizialmente con Edo Prando come direttore ed Emanuela Costantini come coordinatrice e in una seconda fase con Emanuela Costantini come direttrice è stata un'esperienza che mi ha permesso di crescere in tutti i sensi. In particolare nella seconda fase la fiducia che mi ha dato la direttrice mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni, come quella di scrivere ben due editoriali con la mia firma e diversi altri pezzi che ritengo particolarmente riusciti. Penso realmente che ci siano non meno di 5 numeri di Fotografare che se assenti dalla biblioteca di ogni fotografo la rendano più povera. Fascicoli che avrebbero potuto essere stampati su carta ad alta grammatura, rilegati con copertina rigida ed essere venduti in libreria per essere conservati per la vita talmente la qualità era alta.

In questi anni ho scritto oltre 600 pagine, ho testato circa 35 macchine fotografiche e più o meno lo stesso numero di obiettivi. Considerate che per pubblicare un test non scatto solo quelle circa 15-20 foto che si trovano a corredo dell'articolo, ma in media faccio circa 400 fotografie con ogni corpo macchina. Scatti che mi permettono di farmi una reale idea di pregi e difetti della fotocamera che devo testare. Se fate un rapido conto solamente per le fotocamere ho scattato tra le 12.000 e le 15.000 fotografie, alle quali vanno aggiunte le foto per gli altri test o gli altri articoli. Un lavoro enorme, quanto la soddisfazione di averlo svolto.
Credetemi se vi dico che la redazione ha compiuto ogni volta dei piccoli miracoli per mandare in stampa una rivista che era indiscutibilmente superiore a tutte le altre che si possono trovare in edicola attualmente.

Naturalmente accanto alle cose positive ce n'erano altre che lo erano molto meno, ma penso che certe cose debbano restare all'interno. Quel che però potete vedere semplicemente andando in edicola è che in soli due mesi la rivista è passata da 100 a 84 pagine, da 6,9 euro a 7,9 euro di costo e dalla brossura alla spillatura, decisioni prese dall'editore a causa della situazione attuale e della quale avrei voluto venire a conoscenza senza scoprirlo dal mio edicolante di fiducia. Non ritengo che la situazione sia facile per l'editoria in questo ultimo periodo, ma ritengo alla luce di questo che sia arrivato il momento di prendere altre strade, che il rapporto di fiducia con l'editore sia irrimediabilmente compromesso, definitivamente irrecuperabile.

La mia storia con Fotografare quindi finisce qui? Per il momento sì, ma non escludo che in futuro se le cose dovessero cambiare e se arrivasse un nuovo editore io non possa tornare a scrivere per Fotografare. Ho già scritto per questa rivista in due periodi distinti e alla fine si dice che non ci sia due senza tre.

Continuerò a occuparmi di fotografia anche in futuro ovviamente. La fotografia non è solo il mio lavoro, è anche una passione sempre viva della quale mi piace scrivere e che mi piace vivere non solo con l’occhio poggiato sul mirino. Continuerò a scrivere di fotografia per il sito fotografiamo.net, un sito che in questi anni ha dato a me e agli altri soci fondatori parecchie soddisfazioni e sono sicuro che molte altre ne porterà in futuro. In passato ho già scritto molti articoli per il sito, ma ora che avrò l'opportunità di scrivere anche i test delle attrezzature fotografiche e il mio impegno sarà a 360° dedicato allo sviluppo di fotografiamo.net. Sono certo che ciò aprirà porte che oggi non posso nemmeno immaginare.



Vi racconto una foto #3 / Quando la TV inganna

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Vi racconto una foto ·
Tags: Vi Racconto Una FotoCastello del VolterraioIsola d’ElbaFreedomRoberto Giacobbo

Il castello del Volterraio è uno dei primi luoghi a colpire l'immaginario di chi arriva all'isola d'Elba, specialmente di quelli abituati ad andare in montagna come me. Si erge alto e solitario ed è visibile dal traghetto già molto prima di entrare in porto a Portoferraio e voler salire lassù per godersi il panorama è un desiderio che si può definire naturale e che si impadronisce di molti ancor prima di mettere piede sull'isola.
La voglia di visitarlo per me era acuita da altri due fattori: il non essere riuscito ad andarci durante le mie prime due visite all'Isola d'Elba e il fatto di aver visto un servizio in televisione pochi giorni prima di tornare sull’isola. Proprio la TV però mi aveva tratto in inganno nel preparare quella visita, normalmente infatti sarei andato tranquillamente con le scarpe da ginnastica e la macchina fotografica al collo, invece mi presentai armato di bacchette da escursionismo e scarpe da trekking a causa della vera e propria drammatizzazione attuata da Roberto Giacobbo nel programma Freedom.
Nel servizio che avevo visto il conduttore partendo dal comodo parcheggio aveva iniziato la salita ansimando in modo sovrannaturale mentre il cameraman era intento a immortalargli da più o meno vicino le chiappe mentre passo dopo passo e gradino dopo gradino salivano verso il castello. Per far capire al suo pubblico quale incredibile sforzo fosse necessario per salire fino al castello Roberto Giacobbo si fermò a una piazzola per spiegare qualcosa e riprendere fiato mentre sembrava dovesse sputare un polmone da un momento all'altro, ma la piazzola nella realtà si trovava a non più dell'equivalente di un paio di piani di scale e arrivarci fu tutt'altro che faticoso per me. Insomma arrivai in cima nient’affatto affaticato, ma pronto e attrezzato per affrontare la più difficoltosa delle montagne dolomitiche, senza però doverlo fare visto che bastarono pochi minuti di salita. Avrei potuto portare anche mio figlio all'interno del marsupio - allora aveva poco più di 6 mesi - e avere comunque la possibilità di portare con me anche la fotocamera in mano, invece sembravo Messner pronto per scalare il K2.
Il vero problema che dovetti affrontare però fu di tipo fotografico, infatti la giornata non si rivelò amica dal punto di vista del clima umidissimo e della foschia, inoltre avere una buona inquadratura è quasi impossibile se ci si limita al sentiero tracciato. Per ottenere quel che volevo iniziai a fare un giro intorno al castello e mi accorsi che il castello non si trova in vetta, ma su un'anticima più ampia e comoda per costruire qualcosa rispetto alla vera e propria cima, che è invece troppo piccola per posizionarci sopra un castello.
Per raggiungere la cima vera e propria bisogna arrampicarsi un po’, ma poi si riesce a fotografare il castello da una posizione assolutamente privilegiata senza nemmeno dover utilizzare un drone. Tra le buone foto che riuscii a portare a casa c’è questa che mi piace molto, qui la luce del sole che filtra fra la foschia sembra assumere i toni tipici del tramonto all’orizzonte e il risultato mostra bene non solo la bellezza del luogo, ma anche l’atmosfera di pace che si respira da lassù.



Una piccola riflessione sull'albero di natale di Roma 2023

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Riflessioni ·
Tags: RomaAlbero di NataleEcologiaPannelli Solari

Ho preferito aspettare la fine delle feste per questo post che definirei inusuale rispetto al solito visto che la fotografia è al servizio del testo e non il contrario.
Non mi piace fare polemica, preferisco essere sempre il più possibile costruttivo e oggi vi sottopongo una foto dell'albero di natale di Roma di quest'anno e mi piacerebbe avere una vostra opinione su questa mia riflessione.
Come saprete da qualche anno c'è grande affanno nel cercare di prendere in giro l'albero di natale di Roma, anche se sinceramente non ne ho mai capito il motivo. Tutto iniziò con il famoso “Spelacchio”, un albero che ebbe la "brutta idea" di morire prima della fine delle feste perdendo quasi tutti gli aghi proprio nei giorni più importanti del natale. Da quell'anno il tiro al bersaglio contro l'albero di natale della capitale divenne quasi una missione supportata da motivazioni spesso pretestuose e a volte ridicole, come quando si disse che era troppo bello perché era stato pagato da uno sponsor. Si è riusciti a far polemica anche quando l'albero di natale era bellissimo e a costo zero, tanto per far capire di cosa parliamo.
Quest'anno la polemica ha riguardato quei 2 pannelli solari che vedete alla base dell'albero. Per questo motivo ho deciso di mostrarvi una foto scattata di giorno quando i 2 pannelli solari sono ben evidenti, mentre di notte risultano praticamente invisibili. Molti hanno deriso questa iniziativa, invece secondo me la scelta di inserire due pannelli solari in grado di produrre l'energia necessaria per alimentare le luci dell'albero di natale e le luminarie di via del Corso è una bella idea. Nascondere i pannelli avrebbe tolto totalmente il valore educativo di chi ha pensato a questa iniziativa. Sì, perché secondo me è giusto che si cominci a far capire alle persone che la rivoluzione ecologica avrà un impatto sulle vite di tutti e che non è affatto grave che ciò avvenga, si tratta solo di ripensare al nostro futuro in un’ottica più sostenibile. Se sui tetti della città iniziassero a proliferare pannelli solari a perdita d'occhio non dovrebbe essere visto questo come un problema visto che la loro presenza è non solo utile, ma necessaria. Non voglio dire che dobbiamo riempire di pannelli solari i monumenti, quello no, ma i tetti dei condomini, dei supermercati, dei benzinai, delle industrie invece dovrebbero esserne pieni e per farci abituare alla loro presenza ha senso che si facciano iniziative come quella pensata a Roma.
Se ci siamo assuefatti alla presenza di orribili parabole per vedere le partite di calcio in TV e di antenne per la telefonia cellulare, allora dovremmo essere contenti di vedere più pannelli solari in città e dovremmo iniziare a promuovere iniziative che facciano capire che un futuro sostenibile passerà inevitabilmente verso un cambiamento che ora può spaventare qualcuno, ma che è assolutamente auspicabile.




Gianluca Laurentini Photography
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