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Fotografia di viaggio e di natura

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Test della fotocamera Canon EOS R7

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: TestCanonEOS R7Fotografiamo.netAPS-C
Ho pubblicato questa mattina il test della mirrorless Canon EOS R7. Per leggerlo clicca qui.





Test della fotocamera mirrorless Large Format Fujifilm GFX100 II

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Ho pubblicato questa mattina il test della mirrorless Large Format Fujifilm GFX100 II. Per leggerlo clicca qui.






Test dell'obiettivo Canon RF 10-20mm f/4L IS STM

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Ho pubblicato questa mattina il test dell'obiettivo Canon RF 10-20mm f/4L IS STM.
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Vi racconto una foto #7 / La diga ricostruita?

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: Vi Racconto Una FotoFriuli Venezia GiuliaDiga del VajontMontagnaVajont

La prima volta che ho visto la diga del Vajont e la frana del Monte Toc è stato qualcosa di impressionante. Ero arrivato preparato, conoscevo gli accadimenti non solo per aver visto il film o lo spettacolo di Paolini, ma anche e soprattutto per essermi ben documentato tramite internet. Nonostante questo quando visitai la zona rimasi letteralmente senza parole. Mi sentivo piccolo piccolo non solo nei confronti delle persone decedute nella tragedia, quasi 2.000, ma anche e soprattutto riguardo ai volumi in gioco. La frana è qualcosa di colossale, senza averla vista dal vivo e averci camminato sopra è praticamente impossibile capire di cosa si stia parlando. Il Vajont è uno di quei luoghi in cui devi esserci andato per capire, altrimenti non avrai mai più di un'idea di cosa sia realmente successo in quel luogo.

Probabilmente sarebbe stato meglio se fossero rimasti senza parole anche due motociclisti che parcheggiarono i loro bolidi a fianco alla mia macchina mentre preparavo l'attrezzatura fotografica prima di iniziare a scattare qualche foto, tra le quali quella che vedete.

Mentre avevo lo zaino aperto sul sedile posteriore della mia auto e stavo pulendo le lenti con la microfibra arrivarono loro. Spensero le moto e scesero mettendo i cavalletti, poi si sgranchirono un pochino le articolazioni delle gambe dopo il viaggio, quindi osservando la diga uno dei due esclamò: "non pensavo l'avessero ricostruita". L'altro, che ne doveva sapere ancora meno dell'amico, ma che doveva avere una buona dose di fantasia mista a complottismo, rispose: "si vede che a qualcuno conveniva rimetterla in piedi". "E già", rispose il primo convinto dall'esaustiva spiegazione dell'amico.

Rimasi colpito dal fatto che persone che partivano da casa facendo non so quanti chilometri - l'accento sembrava Veneto ma non saprei dire da dove venissero realmente -, non si erano minimamente degnate di conoscere quello che stavano andando a vedere.

Dopo aver assistito a quella improbabile scena mi chiesi se queste due persone al loro ritorno sarebbero andate la sera al bar del paese o avrebbero parlato alle proprie mogli della diga del Vajont ricostruita per lucrarci e, soprattutto, se le persone con le quali avrebbero parlato sarebbero state in grado di correggerle. Probabilmente no, perché quella del Vajont è una tragedia di cui non si parla nelle scuole, che non è radicata nella memoria collettiva. Però per conoscerla, per immaginarla e per capirla basta andare lì con la curiosità di chi vuole imparare e allora tutto sarà incredibilmente e terribilmente chiaro.



Fujifilm X-S20, il test completo

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: TestFujifilmX-S20Fotografiamo.net
Ho pubblicato questa mattina il test della mirrorless Fujifilm X-S20. Per leggerlo clicca qui.





Vi racconto una foto #6 / Una mattina inaspettata

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: Vi Racconto Una FotoRomaAlbaOra BluPiazza di Spagna

La sera prima di scattare questa foto avevo deciso che sarei andato all'alba, anzi ben prima dell’alba, a Piazza di Spagna per scattare qualche foto alla fontana della Barcaccia. Quando si ha a che fare con l'alba la premeditazione è condizione essenziale per ottenere buoni risultati. Bisogna avere le idee chiare sulla fotografia che si vuole ottenere, conoscere anche il posto in cui si potrà parcheggiare e quanto tempo si dovrà perdere per raggiungere il luogo dello scatto, l'attrezzatura andrà preparata la sera prima con cura scegliendo cosa portare e cosa no e occorrerà mettere la sveglia a un orario che poche persone non riterrebbero essere un crimine contro la persona. Insomma tutte le decisioni per scattare una foto del genere vengono prese con almeno una giornata di anticipo. Quando si tratta di foto da scattare nella mia città guardo bene anche il meteo, infatti un cielo poco nuvoloso può regalare belle soddisfazioni, ma spesso le previsioni si rivelano imprecise perché sono proprio le condizioni più difficili da prevedere quelle che fanno gola ai fotografi. Quando sono in viaggio e ho poche occasioni di trovarmi all’alba nello stesso posto per due giorni di seguito invece di solito mi limito ad alzarmi e a sperare che vada tutto per il meglio, consapevole che un’alba ogni 10 vale veramente la pena.
Quella mattina arrivai e tutto sembrava essere perfetto per scattare belle foto all’ora blu, a parte che per un particolare: la macchina dei vigili urbani parcheggiata non distante dalla fontana. Chi mi segue forse ricorda delle disavventure che ho raccontato riguardo le mie esperienza con il cavalletto in città per cui ero un po' preoccupato. Posizionai la macchina fotografica sul cavalletto e presi il telecomando notando con la coda dell'occhio che uno dei vigili urbani stava camminando verso di me. Decisi così di premere il pulsante di scatto senza nemmeno controllare i parametri per portare a casa almeno una fotografia nel caso in cui quel poliziotto stesse venendo a cacciarmi. Il vigile si avvicinò fugando ogni dubbio, ero inequivocabilmente io l'oggetto del suo interesse. Non mi piace generalizzare perché è ingiusto farlo, ma i vigili urbani di Roma in alcuni casi non si rivelano né simpatici né gentili nei modi e spesso sono troppo concentrati sul far valere il loro potere nei confronti di chi hanno davanti che a mio avviso questo spesso si traduce in un vero e proprio abuso di potere che porta a ordini inutili. Quindi ero pronto a riprendere tutto pensando a dove andare a fotografare l’ora blu. Invece quel vigile mi salutò e iniziò a guardare nello schermo della macchina fotografica. Si fermò incuriosito a chiacchierare e a farmi domande su quel che stavo facendo. Guardava la fontana, la scalinata e poi la macchina fotografica e faceva qualche domanda. Gli spiegai che stavo aspettando l'ora blu, che era ancora troppo scuro e che in circa 10 minuti sarebbe arrivato quel momento magico che dura pochi istanti. Mentre il collega vigilava sulla piazza vuota guardando di tanto in tanto il cellulare, lui rimase con me e quando gli dissi che quello era il momento perfetto guardò la scena e poi la fotografia appena scattata quando apparve sullo schermo. A quel punto ero soddisfatto e lo salutai prima di spostarmi per fotografare il sorgere del sole da un'altra posizione e lui mi disse: "grazie perché dopo tanti anni di servizio si rischia di abituarsi a certe scene, invece guardandole con te mi sono ricordato di quanto sono fortunato a lavorare in mezzo a queste meraviglie".
Quella mattina fu una sorpresa per entrambi e virtualmente ancora ringrazio quella persona che si comportò in modo così gentile e amichevole da riscattare un'intera categoria.



Canon EOS R8, il test completo

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: TestCanonEOS R8Fotografiamo.net
Ho pubblicato questa mattina il test della mirrorless Fujifilm X-T5. Per leggerlo clicca qui.






Vi racconto una foto #5 / Camosci? Neanche uno!

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Dicono che il Camoscio Appenninico sia il più bello al mondo. Non a caso il suo nome scientifico è Rupicapra ornata, un modo per indicare il suo manto particolarmente maestoso. Per apprezzarlo però bisogna andarlo a cercare in autunno inoltrato, quando il camoscio si prepara alla stagione invernale e il manto è al massimo del suo splendore. Per questo motivo sono andato più volte nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise in quel periodo per poterli incontrare e fotografare.
Esistono molti posti dove è possibile incontrarli, uno di questi è la Val di Rose. L’escursione non è complicata di per sé, ma si tratta di circa 800 metri di dislivello da percorrere con l’attrezzatura fotografica e bisogna obbligatoriamente portare con sé un teleobiettivo. Considerate che il mio pesa circa 1,6 kg, se a questo aggiungete il peso del corpo macchina, di un altro obiettivo, del pranzo e dell’acqua capirete facilmente che si tratta di una “passeggiata” abbastanza faticosa.

Il giorno in cui ho scattato questa foto sono partito la mattina presto da Roma con il mio amico Diego. Sapevamo che non sarebbe stata una giornata di sole pieno, ma non rischiavamo nemmeno di trovarci in una tempesta. Comunque eravamo partiti pronti ad affrontare qualunque situazione con ottimismo, a parte il traffico tentacolare di Sora che è una costante spina nel fianco quando ci si dirige verso il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise da quel versante.

Dopo il classico caffè pre-escursione abbiamo iniziato a salire. Quando eravamo circa a un terzo del percorso abbiamo incontrato una famiglia di francesi in vacanza che stava scendendo verso Valle proprio dalla Val di Rose. Ci siamo fermati per un saluto e un breve scambio di informazioni e ci hanno detto che la passeggiata era fantastica, ma faticosa e che avevano visto parecchi cavalli allo stato brado. Provai a chiedere se avessero avvistato i camosci ricordandomi non so come che in francese si chiamano “chamois” e la risposta fu: “Camosci? Neanche uno!”. A quel punto ricordo lo sguardo perplesso di Diego, al quale avevo promesso di vederne in quantità. Abbiamo salutato gli altri escursionisti e abbiamo continuato a salire fino ad arrivare in Val di Rose e dirigendoci verso il Rifugio Forca Resuni.
Con le luci basse date dalle nuvole in effetti sembrava non ci fossero camosci, ma conoscendo i luoghi in cui questi animali si radunano dalle escursioni precedenti è bastato salire abbastanza per vedere che ce n’erano non meno di una decina proprio vicino a noi.
Nonostante la leggera pioggerellina  che nel frattempo ci aveva raggiunti e la naturale diffidenza di questi animali sono riuscito piano piano ad avvicinarmi a un esemplare e a scattargli diverse fotografie. Sono particolarmente affezionato a questa sia per l’espressione del camoscio sia per il fatto che si riescono a vedere le gocce di pioggia in controluce a ricordo del clima che abbiamo trovato in quota.
Una giornata bellissima in cui ho potuto riportare a casa con me numerose fotografie e anche tante preziose emozioni che conserverò per sempre.



Fujifilm X-T5, il test completo

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: TestFujifilmX-T5Fotografiamo.net
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Quell'insopportabile rumore di fondo

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: OrsoNaturaAmbiente
Qualche giorno fa un ragazzo, Andrea Papi, è stato ucciso da un orso in Val di Sole. Probabilmente lo sapevate già vista l'eco che la notizia ha avuto su tutti i canali.

Per la fine del ragazzo non si può non provare una profonda tristezza, in particolare da parte di chi è appassionato di montagna. Quella degli amanti della montagna è come una grande, immensa e bellissima famiglia i cui componenti non si conoscono tra loro, ma composta da membri che sanno che quando ci si incontra ci si saluta e che se c'è qualcosa che non va si può anche essere partiti da casa per fare l'impresa della vita, ma ci si ferma comunque ad aiutare chi è in difficoltà.
Quando succede una cosa del genere spesso chi ama davvero la montagna sta silenziosamente e rispettosamente in silenzio per rispetto della vittima e dei suoi familiari.

Quello che però è successo e che era anche facilmente prevedibile sarebbe successo è che una notizia del genere non poteva non generare un insopportabile quantità di opinioni da parte di chiunque, una sorta di rumore di fondo amplificato dai mezzi di informazione e dai social network  che di questo, purtroppo, si nutrono.

Non importa se chi sta parlando della montagna, della natura e delle leggi che la governano non sa nulla, si sentirà comunque in diritto di dire la sua opinione. E se qualcuno non vuole starla a sentire la griderà più forte affinché qualcuno la ascolti. È così che giornalisti, opinionisti, commentatori del tutto e del niente si sono schierati chi dalla parte dell'orso e chi dalla parte del ragazzo. Come se ci fosse una parte con cui stare.

In questa storia l'unica cosa evidente è che c'è stata una tragedia, che è difficile capire se poteva essere evitata perché non si sa esattamente in quali condizioni possa essere successa, ed è anche difficile capire come potrebbe essere evitata una situazione del genere in futuro senza fare una carneficina di orsi per cercare di rendere la montagna quel gigantesco luna park che tanto piace pubblicizzare alle agenzie del turismo. Ma la natura non è quella che la maggior parte delle persone pensa che sia. La natura è affascinante anche perché può essere spietata, la montagna è bella anche perché pericolosa.
Quelli che di riempiono la bocca dicendo che dovremmo imparare dagli animali dovrebbero andarli a vedere in natura per capire come funzionano realmente le cose, perché la natura è tutto fuorché quello che potete immaginare se l'avete sempre e solo vista dal divano.

Non ho sentito nessuno proporre di introdurre l'educazione ambientale nelle scuole e per le persone che vivono e frequentano quei luoghi. Alcune norme utili probabilmente mancano anche a me e se qualcuno me le insegnasse gliene sarei grato per la vita.

Non ho sentito nessuno interrogarsi su quante persone muoiano per colpa dell'orso ogni anno. In Italia quella del povero Andrea è la prima notizia che ricordi in più di 40 anni di vita, mentre qualche incontro che porta solo a un grosso spavento e a qualche ferita minore ci può essere di tanto in tanto. Nel contempo le morti causate dalle mucche sono state immensamente di più, ma in quel caso nessuno grida alla "mucca assassina" e chiede allo stato di eliminare tutte le mucche. Gli animali che provocano più vittime sono però gli insetti come le api, le vespe o i calabroni, che però fanno immensamente meno paura di un grande plantigrado come l'orso, che fondamentalmente come prima reazione ha quella di scappare quando vede l'uomo.

Infine ho imparato da questo rumore che continua a propagarsi sui media che esiste un habitat per l'uomo e uno per gli altri animali, specialmente gli orsi. Forse bisognerebbe tornare a pensare che noi siamo animali tanto quanto gli orsi, che l'uomo non è poi così diverso o più importante di un orso, una volpe, un serpente o anche di un fiore o un albero e che per questo non ha nessun diritto fondamentale in più di qualsiasi altro essere vivente. Essersi isolati dalla natura è stata una scelta di convenienza dell'uomo, ma questo non significa che la montagna non possa essere l'habitat anche dell'uomo, che rispettandola e correndo un minimo rischio non possa viverla profondamente o debba sentirsi in colpa se lo fa.

Ho sentito dire che Andrea Papi sarebbe stato avventato perché amava correre nei boschi. Anche solo il fatto che qualcuno possa pensare che correre nei boschi sia un gesto avventato mi dispiace perché vuol dire che chi pronuncia quelle parole porta una miseria nel proprio cuore per cui è impossibile non provare pena. Ogni giorno sulle strade muoiono non meno di 5 persone, quindi o questo ragazzo non era una persona poi così avventata oppure chiunque abbia anche solo messo la chiave nel quadro della macchina è un aspirante suicida e andrebbe fermato.

Lasciamo che delle montagne e degli animali si occupi chi ha le conoscenze, non la politica che risponde alla pancia della gente o gli opinionisti che vivono come sciacalli pronti ad avventurarsi sulla notizia del giorno e accettiamo le soluzioni che potranno trovare, con la speranza che si rivelino buone per una sana convivenza reciproca tra l'uomo e gli animali. Impariamo che una tragedia può non avere un colpevole da punire, che uccidere un animale è una vendetta che potrebbe risultare inutile. E poi se una persona cade su un sasso instabile che cosa facciamo? Incolliamo tutti i sassi al terreno? E se una vipera ci morde la portiamo dall'avvocato? Impariamo a vivere un luogo fondamentale come la montagna con la consapevolezza che qualche rischio si può correre e che bisogna essere preparati ad affrontare ogni situazione e, soprattutto, essere consci dei propri limiti e che per quanto la sicurezza rimanga sempre un obiettivo primario quando si va in montagna non sarà mai assoluta.



La mostra del laboratorio di fotografia della Fondazione don Luigi di Liegro 2022/23

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Mostre ·
Tags: MostreFondazione di LiegroOfficine Fotografiche
Lunedì 20 marzo alle 18:00 presso Officine Fotografiche Roma (via G. Libetta, 1) si terrà l'inaugurazione della mostra del laboratorio di fotografia della Fondazione Don Luigi Di Liegro.
Ho la fortuna di condurre questo laboratorio da tanti anni e ogni anno i risultati riescono a sorprendermi positivamente.
Chiunque volesse partecipare alla serata è il benvenuto, sarà una bella serata per vedere belle foto, stare in compagnia e conoscere una realtà che pur essendo sotto gli occhi di tutti è purtroppo poco conosciuta.




Test della mirrorless Nikon Z9

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografiamo ·
Tags: TestNikonZ9Fotografiamo.net
Pubblicato il 3/3/2023 sul blog fotografiamo.net il test della Nikon Z9.

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Titolo: Vi racconto una foto #4 / Una storia di gatti e alzatacce

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Vi racconto una foto ·
Tags: Vi Racconto Una FotoForo RomanoCampidoglioAlbafujifilmGFX50SRomaLarge FormatGatto

Chi mi segue da tempo conosce questa foto perché l’ho scelta per la locandina della mostra: “Roma, dal tramonto all’alba”, pochi però conoscono come questa fotografia sia nata e per questo mi fa piacere raccontarvi oggi la sua genesi.
Nel periodo in cui ho scattato questa foto stavo provando una macchina fotografica fantastica: la Fujifilm GFX50S. Era la prima fotocamera mirrorless prodotta da Fujifilm con sensore medio formato, in seguito ribattezzato Large Format. Un sensore dalla gamma dinamica eccezionale. Lenta operativamente parlando e pesante da trasportare, difetti poi eliminati nei modelli successivi, ma quando si lavoravano i file RAW che era in grado di produrre sembrava di sognare.
In quei giorni mi ero fissato con l'idea di scattare una foto all'alba al Foro Romano visto dal Campidoglio con quella fotocamera. I problemi erano essenzialmente due: avevo i giorni contati e la fotocamera mi era stata data in prova in prossimità del solstizio d'estate. Un paesaggista ha per forza a che fare con il meteo e avere i giorni contati vuol dire sperare che tutto si allinei per il meglio per almeno un istante e l’estate è il periodo peggiore per sperare che questo avvenga, mentre essere vicini al solstizio d'estate voleva dire che se quell'istante fosse arrivato lo avrebbe fatto la mattina molto presto. Tanto per darvi un'idea dovete immaginare che per scattare questa foto mi sono alzato intorno alle 4:30 di mattina per vari giorni.
Il primo giorno in cui mi recai al Campidoglio trovai un cielo completamente libero. Neanche una nuvola. Levataccia inutile, allietata solo da un gatto di passaggio che mi fece compagnia in cambio di qualche carezza.
Il secondo giorno la medesima situazione. Levataccia inutile e qualche carezza al gatto.
Terzo giorno: il gatto era lì ad aspettarmi, ma il cielo era orribile e l'alba inutile da fotografare.
Quarto giorno: niente di buono, a parte l'amico gatto che ormai mi aspettava curioso ogni mattina.
La sera prima del quinto giorno ero indeciso se puntare la sveglia oppure no. Troppe le delusioni e, soprattutto, la mattina dopo tra le 9 e le 15 sarebbe passato il corriere a riprendersi l'attrezzatura per riportarla in Fujifilm. Dato che statisticamente un'alba su 10 vale la pena di essere fotografata decisi di puntare la sveglia sapendo che al massimo avrei fatto 4 coccole all'amico gatto e almeno una creatura felice ci sarebbe stata. Guidando la macchina nel buio e in assenza di traffico però la mattina del quinto giorno mi parve subito diversa dalle altre e quando cominciò a schiarirsi il cielo ne ebbi la conferma. L'ultimo giorno per scattare la foto era quello giusto. Prima di iniziare a scattare qualche carezza al gatto per ringraziarlo di avermi aspettato anche quel giorno e poi via ad ammirare il cielo colorarsi di arancione, giallo e rosso e intorno alle 6 di mattina lo scatto era al sicuro nella scheda SD. Il tempo di tornare a casa, fare colazione, riprendere i sensi, scaricare le foto e chiudere il pacco e la fotocamera era già in viaggio verso la sua casa ancora prima di sviluppare la foto desiderata, ma ormai sapevo che il file era lì nel mio computer e che il risultato di tanti sforzi era stato ripagato.



Intervista a Luana Rigolli

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
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Tags: IntervistaLuana RigolliFotografiamo.netL'isola degli Arrusi
Sul blog fotografiamo.net trovate una interessante intervista che ho fatto a Luana Rigolli.
Lo spunto iniziale dal quale siamo partiti è stato il suo lavoro "L'isola degli Arrusi", ma poi gli argomenti di discussione sono stati anche molti altri.
Per leggerla clicca qui.




Ciao Fotografare

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Fotografare ·
Tags: Fotografare
Chi mi segue o legge regolarmente la rivista Fotografare si sarà accorto che sul numero #35 non sono presenti miei articoli. La mia collaborazione con Fotografare infatti si è interrotta col numero #34 - l'ultimo numero del 2022 -, anche se solo oggi è divenuta ufficiale e posso dirlo.
Sono fiero di essere stato parte integrante della squadra che ha permesso di far tornare in edicola una rivista storica come Fotografare e di essere stato anche il Coordinatore dell'Area Tecnica della rivista per tanto tempo, impegno che ho sempre portato avanti con il massimo della dedizione. Negli ultimi giorni del 2022 ho preso questa scelta che non ritengo sofferta, ma doverosa. È chiaramente spiacevole dover abbandonare una rivista alla quale ho dedicato tante energie, ma nella mia vita ho sempre cercato di seguire la regola di fare ciò che è giusto e non ciò che è conveniente.

Di quanto fatto in passato non rinnego nulla, contribuire a riportare in auge Fotografare è stata un'avventura fantastica. Lavorare al progetto inizialmente con Edo Prando come direttore ed Emanuela Costantini come coordinatrice e in una seconda fase con Emanuela Costantini come direttrice è stata un'esperienza che mi ha permesso di crescere in tutti i sensi. In particolare nella seconda fase la fiducia che mi ha dato la direttrice mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni, come quella di scrivere ben due editoriali con la mia firma e diversi altri pezzi che ritengo particolarmente riusciti. Penso realmente che ci siano non meno di 5 numeri di Fotografare che se assenti dalla biblioteca di ogni fotografo la rendano più povera. Fascicoli che avrebbero potuto essere stampati su carta ad alta grammatura, rilegati con copertina rigida ed essere venduti in libreria per essere conservati per la vita talmente la qualità era alta.

In questi anni ho scritto oltre 600 pagine, ho testato circa 35 macchine fotografiche e più o meno lo stesso numero di obiettivi. Considerate che per pubblicare un test non scatto solo quelle circa 15-20 foto che si trovano a corredo dell'articolo, ma in media faccio circa 400 fotografie con ogni corpo macchina. Scatti che mi permettono di farmi una reale idea di pregi e difetti della fotocamera che devo testare. Se fate un rapido conto solamente per le fotocamere ho scattato tra le 12.000 e le 15.000 fotografie, alle quali vanno aggiunte le foto per gli altri test o gli altri articoli. Un lavoro enorme, quanto la soddisfazione di averlo svolto.
Credetemi se vi dico che la redazione ha compiuto ogni volta dei piccoli miracoli per mandare in stampa una rivista che era indiscutibilmente superiore a tutte le altre che si possono trovare in edicola attualmente.

Naturalmente accanto alle cose positive ce n'erano altre che lo erano molto meno, ma penso che certe cose debbano restare all'interno. Quel che però potete vedere semplicemente andando in edicola è che in soli due mesi la rivista è passata da 100 a 84 pagine, da 6,9 euro a 7,9 euro di costo e dalla brossura alla spillatura, decisioni prese dall'editore a causa della situazione attuale e della quale avrei voluto venire a conoscenza senza scoprirlo dal mio edicolante di fiducia. Non ritengo che la situazione sia facile per l'editoria in questo ultimo periodo, ma ritengo alla luce di questo che sia arrivato il momento di prendere altre strade, che il rapporto di fiducia con l'editore sia irrimediabilmente compromesso, definitivamente irrecuperabile.

La mia storia con Fotografare quindi finisce qui? Per il momento sì, ma non escludo che in futuro se le cose dovessero cambiare e se arrivasse un nuovo editore io non possa tornare a scrivere per Fotografare. Ho già scritto per questa rivista in due periodi distinti e alla fine si dice che non ci sia due senza tre.

Continuerò a occuparmi di fotografia anche in futuro ovviamente. La fotografia non è solo il mio lavoro, è anche una passione sempre viva della quale mi piace scrivere e che mi piace vivere non solo con l’occhio poggiato sul mirino. Continuerò a scrivere di fotografia per il sito fotografiamo.net, un sito che in questi anni ha dato a me e agli altri soci fondatori parecchie soddisfazioni e sono sicuro che molte altre ne porterà in futuro. In passato ho già scritto molti articoli per il sito, ma ora che avrò l'opportunità di scrivere anche i test delle attrezzature fotografiche e il mio impegno sarà a 360° dedicato allo sviluppo di fotografiamo.net. Sono certo che ciò aprirà porte che oggi non posso nemmeno immaginare.



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