Montagna - News - Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Collegamento alla pagina Facebook
Lo Stock personale sul sito dell'agenzia Clickalps
Il profilo Instagram
Il mio canale YouTube

Fotografia di viaggio e di natura

Vai ai contenuti

Menu principale:

Vi racconto una foto #9 / Una scommessa vinta

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Vi racconto una foto ·
Tags: Vi Racconto Una FotoMonte BiancoAlta RisoluzioneMontagnaMontagne di Luce
Ho scattato questa fotografia nel luglio del 2013 e ha una storia molto particolare che mi fa piacere raccontarvi. Quel giorno mi trovavo al rifugio Torino e stavo ammirando lo splendido spettacolo del Monte Bianco di fronte a me. Un grosso fronte nuvoloso stava per arrivare e quindi avevo poco tempo per scattare qualche fotografia. Nel momento in cui mi ero ritrovato ad ammirare questo splendido paesaggio il mio pensiero è subito andato alla mostra “Montagne di Luce” che stavo preparando in quel periodo e che sarebbe stata esposta nell’autunno di quell’anno. Sapevo di avere a disposizione un grande spazio proprio sul pannello finale per chiudere la mostra con una fotografia di grande formato e volevo che lasciasse a bocca aperta i visitatori, ma non avevo ancora individuato quale avrebbe potuto essere. All'epoca utilizzavo però una reflex Olympus E30 che aveva appena 12.3 megapixel di risoluzione, quindi sarebbe stato difficile pensare di stampare la foto ottenuta in grande formato mantenendo un livello di dettaglio alto.
L'unica soluzione possibile per ottenere ciò che mi serviva era quella di scattare una serie di fotografie per unirle poi in un secondo momento. Optai per scattare 42 fotografie, ben sapendo che sarebbe bastato un piccolo errore in fase di ripresa affinché l'unione di un numero così alto di fotografie non andasse a buon fine. In più avevo il timore che i computer dell'epoca non fossero in grado di gestire un numero così grande di foto. Inoltre, proprio per via del fronte nuvoloso che stava per arrivare, dovevo fare in fretta ben sapendo di avere una sola possibilità per ottenere quello che volevo.
Posizionai in fretta il cavalletto, montai il teleobiettivo e feci una rapida prova dei movimenti che avrei dovuto ripetere qualche secondo dopo scattando, quindi iniziai a scattare sperando che le nuvole mi lasciassero in pace per i circa due minuti che mi servivano per portare a termine le operazioni. Ero ben conscio che se avessi fallito non solo non avrei avuto la fotografia sperata, ma avrei sprecato tempo utile per fare fotografie più normali e meno impegnative.
Tutto andò per il meglio e una volta che ebbi finito di scattare iniziò una lunga attesa per conoscere il risultato perché solo al momento del mio ritorno a casa avrei potuto unire tutte le fotografie e non potete immaginare il sollievo che provai vedendo per la prima volta questa fotografia apparire sullo schermo del computer circa 10 giorni dopo averla scattata.
Alla fine della mostra “Montagne di Luce” chi si trovava di fronte a questo scatto rimaneva stupito dalla quantità di dettagli visibili nella foto, perché anche avvicinandosi ogni zona rimaneva perfettamente leggibile. Insomma avevo ottenuto l'effetto sperato e oggi questa fotografia di oltre un metro di lunghezza è appesa nel salotto di casa mia a ricordo di una giornata speciale.




Vi racconto una foto #7 / La diga ricostruita?

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Vi racconto una foto ·
Tags: Vi Racconto Una FotoFriuli Venezia GiuliaDiga del VajontMontagnaVajont

La prima volta che ho visto la diga del Vajont e la frana del Monte Toc è stato qualcosa di impressionante. Ero arrivato preparato, conoscevo gli accadimenti non solo per aver visto il film o lo spettacolo di Paolini, ma anche e soprattutto per essermi ben documentato tramite internet. Nonostante questo quando visitai la zona rimasi letteralmente senza parole. Mi sentivo piccolo piccolo non solo nei confronti delle persone decedute nella tragedia, quasi 2.000, ma anche e soprattutto riguardo ai volumi in gioco. La frana è qualcosa di colossale, senza averla vista dal vivo e averci camminato sopra è praticamente impossibile capire di cosa si stia parlando. Il Vajont è uno di quei luoghi in cui devi esserci andato per capire, altrimenti non avrai mai più di un'idea di cosa sia realmente successo in quel luogo.

Probabilmente sarebbe stato meglio se fossero rimasti senza parole anche due motociclisti che parcheggiarono i loro bolidi a fianco alla mia macchina mentre preparavo l'attrezzatura fotografica prima di iniziare a scattare qualche foto, tra le quali quella che vedete.

Mentre avevo lo zaino aperto sul sedile posteriore della mia auto e stavo pulendo le lenti con la microfibra arrivarono loro. Spensero le moto e scesero mettendo i cavalletti, poi si sgranchirono un pochino le articolazioni delle gambe dopo il viaggio, quindi osservando la diga uno dei due esclamò: "non pensavo l'avessero ricostruita". L'altro, che ne doveva sapere ancora meno dell'amico, ma che doveva avere una buona dose di fantasia mista a complottismo, rispose: "si vede che a qualcuno conveniva rimetterla in piedi". "E già", rispose il primo convinto dall'esaustiva spiegazione dell'amico.

Rimasi colpito dal fatto che persone che partivano da casa facendo non so quanti chilometri - l'accento sembrava Veneto ma non saprei dire da dove venissero realmente -, non si erano minimamente degnate di conoscere quello che stavano andando a vedere.

Dopo aver assistito a quella improbabile scena mi chiesi se queste due persone al loro ritorno sarebbero andate la sera al bar del paese o avrebbero parlato alle proprie mogli della diga del Vajont ricostruita per lucrarci e, soprattutto, se le persone con le quali avrebbero parlato sarebbero state in grado di correggerle. Probabilmente no, perché quella del Vajont è una tragedia di cui non si parla nelle scuole, che non è radicata nella memoria collettiva. Però per conoscerla, per immaginarla e per capirla basta andare lì con la curiosità di chi vuole imparare e allora tutto sarà incredibilmente e terribilmente chiaro.



Vi racconto una foto #5 / Camosci? Neanche uno!

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Dicono che il Camoscio Appenninico sia il più bello al mondo. Non a caso il suo nome scientifico è Rupicapra ornata, un modo per indicare il suo manto particolarmente maestoso. Per apprezzarlo però bisogna andarlo a cercare in autunno inoltrato, quando il camoscio si prepara alla stagione invernale e il manto è al massimo del suo splendore. Per questo motivo sono andato più volte nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise in quel periodo per poterli incontrare e fotografare.
Esistono molti posti dove è possibile incontrarli, uno di questi è la Val di Rose. L’escursione non è complicata di per sé, ma si tratta di circa 800 metri di dislivello da percorrere con l’attrezzatura fotografica e bisogna obbligatoriamente portare con sé un teleobiettivo. Considerate che il mio pesa circa 1,6 kg, se a questo aggiungete il peso del corpo macchina, di un altro obiettivo, del pranzo e dell’acqua capirete facilmente che si tratta di una “passeggiata” abbastanza faticosa.

Il giorno in cui ho scattato questa foto sono partito la mattina presto da Roma con il mio amico Diego. Sapevamo che non sarebbe stata una giornata di sole pieno, ma non rischiavamo nemmeno di trovarci in una tempesta. Comunque eravamo partiti pronti ad affrontare qualunque situazione con ottimismo, a parte il traffico tentacolare di Sora che è una costante spina nel fianco quando ci si dirige verso il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise da quel versante.

Dopo il classico caffè pre-escursione abbiamo iniziato a salire. Quando eravamo circa a un terzo del percorso abbiamo incontrato una famiglia di francesi in vacanza che stava scendendo verso Valle proprio dalla Val di Rose. Ci siamo fermati per un saluto e un breve scambio di informazioni e ci hanno detto che la passeggiata era fantastica, ma faticosa e che avevano visto parecchi cavalli allo stato brado. Provai a chiedere se avessero avvistato i camosci ricordandomi non so come che in francese si chiamano “chamois” e la risposta fu: “Camosci? Neanche uno!”. A quel punto ricordo lo sguardo perplesso di Diego, al quale avevo promesso di vederne in quantità. Abbiamo salutato gli altri escursionisti e abbiamo continuato a salire fino ad arrivare in Val di Rose e dirigendoci verso il Rifugio Forca Resuni.
Con le luci basse date dalle nuvole in effetti sembrava non ci fossero camosci, ma conoscendo i luoghi in cui questi animali si radunano dalle escursioni precedenti è bastato salire abbastanza per vedere che ce n’erano non meno di una decina proprio vicino a noi.
Nonostante la leggera pioggerellina  che nel frattempo ci aveva raggiunti e la naturale diffidenza di questi animali sono riuscito piano piano ad avvicinarmi a un esemplare e a scattargli diverse fotografie. Sono particolarmente affezionato a questa sia per l’espressione del camoscio sia per il fatto che si riescono a vedere le gocce di pioggia in controluce a ricordo del clima che abbiamo trovato in quota.
Una giornata bellissima in cui ho potuto riportare a casa con me numerose fotografie e anche tante preziose emozioni che conserverò per sempre.



Vi racconto una foto #2 / Il lago… defilato!

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Il 6 settembre 2022, durante una vacanza nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ho deciso di fare un'escursione fino al lago di Pilato. Un vero e proprio simbolo di questo splendido parco nazionale. Non esiste appassionato di montagna che possa esimersi dall’andare a vederlo quando si trova in quelle zone perché si tratta veramente di un posto dal fascino ineguagliabile. È inoltre un lago di origine glaciale nonostante si trovi negli appennini e questo lo rende praticamente unico tra i laghi a sud delle Alpi.  La sua forma poi lo fa somigliare a un paio di occhiali rendendolo estremamente riconoscibile e fotogenico.

Deve il suo nome a una leggenda tanto intrigante quanto inverosimile: Ponzio Pilato sarebbe stato chiamato a Roma dall'imperatore Vespasiano che lo avrebbe condannato a morte per non aver impedito la crocifissione di Gesù Cristo, ma di questo non ci sono prove che lo accertino storicamente. A quel punto il suo corpo sarebbe stato posto su un carro trainato da due bufali che da Roma lo avrebbero portato, anche se non se ne capisce il motivo, fino ai Monti Sibillini. I bufali si sarebbero quindi gettati con il carro e il corpo di Pilato nel lago legando indissolubilmente il nome del prefetto romano a quello del lago e rendendo in questo modo il lago il posto perfetto per ambientarci storie di demoni e di spiriti maligni.
Se si lasciano da parte le leggende esiste anche un'altra motivazione che rende veramente unico il lago: la presenza di un minuscolo crostaceo che misura circa 1 centimetrodi lunghezza da adulto e che prende il nome di Chirocefalo del Marchesoni. Un animale endemico di questo lago, cioè vive solamente in queste acque. Non è possibile trovarlo in nessun altro luogo al mondo che non sia questo piccolo lago montano.

Quando sono arrivato al cospetto del lago, appena sotto l'imponente Pizzo del Diavolo, mi sono ritrovato peròdi fronte a un bacino completamente asciutto a causa della siccità e del prolungato caldo estivo. Insomma, per usare un gioco di parole, potremmo dire che il Lago di Pilato si era defilato.

Non è la prima volta che questo accade nella storia e non sarà di certo l'ultima, ma se si inserisce il prosciugamento del lago in un quadro globale ritengo che sia lecito considerarlo come un evento legato al cambiamento climatico dovuto all'azione dell'uomo. Infatti, anche se non è la prima volta che ciò accade, non bisogna sottovalutare il fatto che estati sempre più calde di anno in anno vengano registrate con una costanza allarmante e che se a questo calore intenso e prolungato si legano anche la mancanza di precipitazioni e nevicate poco abbondanti in inverno c'è poco da stare tranquilli. E il Chirocefalo del Marchesoni che fine farà? Per fortuna la natura ci ha dimostrato che questo crostaceo riesce a far schiudere una parte delle sue uova anche dopo un periodo di secca del lago. Si compie però un errore enorme se si pensa che allora sia tutto a posto così, che tanto la natura ha permesso a questa specie endemica di sopravvivere in condizioni straordinarie. Se queste condizioni climatiche in futuro si verificheranno con maggiore frequenza, per non dire tutti gli anni con una certa regolarità, non si può escludere che una popolazione fiaccata da anni e anni di condizioni al limite della sopravvivenza non possa finire per estinguersi. Chiunque di noi può sopravvivere un giorno senza mangiare, ma se questa condizione si ripete tutti i giorni le cose, ahimè, cambiano.

Spesso quando si parla di cambiamento climatico con le persone queste fanno fatica a valutarne gli effetti per un semplice motivo: non conoscono e non frequentano la montagna. La montagna infatti nonostante la sua imponenza è un posto fragile, dagli equilibri precari e per questo non smette di lanciarci segnali di allarme che l'uomo tende sistematicamente a ignorare preso da altre emergenze. Guerre, pandemie e crisi energetiche sono considerate importanti perché hanno ricadute immediate sulla vita di tutti i giorni, eppure se l'umanità si fermasse a riflettere su quel che ci costerà veramente il cambiamento climatico davanti a una bolletta raddoppiata farebbe spallucce e chiederebbe alla politica mondiale di concentrarsi sulla crisi climatica.

Ritengo che l'unico modo per insegnare ai bambini delle nuove generazioni a interpretare i segnali che il pianeta ci invia non sia fargli vedere documentari in TV o fargli fare un giorno di sciopero da scuola, ma di portarli con una certa regolarità e con gente esperta a vedere i segnali che la montagna ci invia per fargli toccare con mano quel che stiamo distruggendo.

Se solo venisse insegnata come si deve l'educazione ambientale nelle scuole forse ne potrebbe trarre giovamento l'intera umanità e anche le scelte di chi ci governa sarebbero costrette a tenerne conto.




Vi racconto una foto #1 / La quiete prima della tempesta

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio

Lunedì 22 agosto del 2016 avevamo programmato un’escursione in montagna. La mia compagna si era presa un giorno di ferie proprio per non trovare troppo trambusto sui sentieri visto che d’estate le montagne del centro Italia sono prese d’assalto dagli appassionati.
La decisione fino alla sera prima era quella di andare sui Monti della Laga per poi andare a pranzo ad Amatrice. Avevamo individuato una passeggiata non troppo difficoltosa che ci avrebbe permesso di andare in un ristorante e mangiare un bel piatto di amatriciana o di gricia. Però nei giorni precedenti le previsioni meteo avevano iniziato a indicare possibile pioggia in quella zona, così all’ultimo decidemmo di cambiare meta per non correre rischi e ci dirigemmo sulla vetta del Monte Viglio, nel Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, portandoci dei più modesti panini per pranzo. Avevamo visto il Monte Viglio da lontano tante volte, ma non eravamo mai saliti fino alla vetta e quello sembrava essere il giorno giusto per farlo.
Intorno all’ora di pranzo eravamo in cima e avevamo sufficiente visibilità per vedere le montagne vicine e lontane. Quelle nuvole che si vedono in lontananza in questa foto sono quelle che non avevano mai abbandonato le zone dei Monti della Laga.
Arrivati in cima capimmo di aver fatto proprio bene a orientarci su un’altra escursione. Il tempo era stato fantastico, la passeggiata strepitosa, la visibilità era straordinaria e le nuvole erano tutte attorno a noi, ma mai completamente sopra a noi al punto da farci temere la pioggia. E poi la settimana successiva avremmo potuto recuperare l’escursione che avevamo previsto di fare. Però non andò così, la notte del 24 agosto del 2016 sentimmo una forte scossa di terremoto. Dopo poco tempo un’altra. La nostra casa a Roma venne scossa in modo tale da sembrare di essere solo in un brutto incubo e feci fatica a riprendere il sonno in seguito, immaginavo che fosse successo qualcosa di molto grave. Un terremoto così forte e lungo doveva per forza arrivare da qualche parte e la mente tornò ai terremoti del 1997 e a quello dell’Aquila del 2009, che però io non sentii perché in quel periodo abitavo a Milano. La mattina al TG scoprimmo che alle 3:36 un sisma aveva letteralmente distrutto quelle zone nelle quali saremmo dovuti andare. In pochi istanti una serie di paesi, tra i quali Amatrice e Arquata non c’erano più e con loro circa 300 persone che in quella notte hanno perso la vita. Ora, a 6 anni di distanza, mi sento finalmente di condividere con voi questo racconto e una delle fotografie scattate quel giorno, che avevo tenuto nell’archivio fino ad oggi.



Il mio ricordo di Daniele Nardi

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Articoli ·
Tags: MontagnaDaniele Nardi

Poco più di 10 anni fa all'università incontrai un ragazzo di nome Claudio, avevamo la stessa passione per la fotografia e dopo poco tempo ho scoperto che anche lui come me amava la montagna. Mi raccontò che il fratello era un alpinista e mi disse che si chiamava Daniele. Non avevo idea di chi fosse, ma da quel giorno ho cominciato a seguire le avventure di Daniele Nardi, questo il suo nome completo.

Con Claudio ci siamo persi di vista, ma io ogni volta che sentivo pronunciare il nome del fratello non potevo far altro che fermarmi ed ascoltare dove fosse e cosa stesse facendo.

Aveva già portato avanti imprese incredibili pur partendo da un paesino non distante da Roma. La cima più alta nei dintorni del suo paese può scalarla anche un bambino senza problemi, eppure era arrivato in cima al mondo. Unico italiano del centro-sud Italia ad essere arrivato in cima all'Everest e ad altri 8000.
Non esisteva neanche una pagina Wikipedia a lui dedicata, ma per fortuna su Facebook capitava di sentirlo parlare di montagna grazie ai link alle sue interviste in radio e TV ed era uno spettacolo ascoltarlo.

Purtroppo però il pubblico non sapeva nemmeno chi fosse fino a pochi giorni fa. Un paese, l'Italia, che non celebra mai abbastanza i suoi eroi al momento giusto, ma ha bisogno di far passare del tempo prima di accorgersi quanto siano stati grandi. D'altra parte un altro grande alpinista come Simone Moro è divenuto noto al pubblico solo grazie ad uno dei programmi più brutti mai prodotti sulla montagna, ma trattandosi di TV generalista il suo nome è arrivato alle masse.

Anche se tutto oggi sembra perduto la speranza di ritornare a sentirlo parlare di montagna con quella luce negli occhi che solo chi ama profondamente la montagna può avere rimane in un angolino del cuore anche se è ormai sparita dalla testa.

Questa foto del Parco del Sirente Velino, una montagna che non è nemmeno lontanamente paragonabile al Nanga Parbat sul quale è ancora disperso, è quindi dedicata a Daniele Nardi, grande alpinista italiano che ci ha regalato tante emozioni super positive, non solo l'angoscia di questi giorni.



Aggiornata la galleria su Rocca Calascio

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Gallerie ·
Tags: AbruzzoGalleriaRocca CalascioMontagnaParco Nazionale del Gran Sasso e Monti della LagaNeve
Ho aggiornato la galleria dedicata a Rocca Calascio con alcune foto scattate durante una intensa nevicata questo inverno. Un'atmosfera di sicuro effetto che potete vedere semplicemente cliccando qui.




Proiezione "Montagne di Luce"

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Mostre ·
Tags: Montagne di LuceProiezioneSerata fotograficaNAFMontagna
"Montagne di Luce" torna per una sola sera di proiezione organizzata da NAF - Noleggio Attrezzature Fotografiche (Roma, Via Giuseppe Reina 17).

"Montagne di Luce" è stata una fortunata mostra che ho tenuto nella biblioteca del Comune di Roma di Corviale. Quella mostra fu molto importante per me perché segnò in qualche modo una svolta nel mio modo di costruire un portfolio. Fra l'altro fu notata da uno storico collaboratore della rivista Fotografare e mi portò a lavorare per loro con articoli tecnici e test su attrezzatura fotografica. Una collaborazione che è durata fino al novembre scorso, quando purtroppo la rivista ha cessato le pubblicazioni.

Dopo quasi 5 anni "Montagne di Luce" torna quindi per una sola serata evento il prossimo venerdì 2 febbraio: una proiezione in cui presenterò alcune delle foto presenti nella mostra originale ed altri scatti inediti che non ho mai pubblicato in attesa di questa occasione. Foto che in qualche modo proseguono un lavoro che è in continua evoluzione.

L'ingresso sarà gratuito, a partire dalle 18:30 nella sede di NAF - Noleggio Attrezzature Fotografiche, Via Giuseppe Reina 17, Roma.

Siete tutti invitati e per ulteriori informazioni potete consultare l'evento Facebook. Non vi dimenticate di cliccare su "Parteciperò" per rimanere sempre aggiornati!




Le Cascate di Monte Gelato

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Gallerie ·
Tags: LazioGalleriaCascate di Monte GelatoMontagnaValle del Treja
Una nuova galleria è ora disponibile sul sito, si tratta di quella sulle cascate di Monte Gelato. Un luogo che si trova poco distante da Roma e che molti di voi probabilmente non conoscono anche se l'hanno visto più volte senza saperlo! Infatti queste cascate hanno fatto da sfondo a molti set cinematografici e pubblicitari. Volete un esempio? E' qui che Fantozzi trova la famosa Excalibur!
Non vi rimane che aprire la galleria e vedere le foto.




Nuova galleria su Rocca Calascio

Gianluca Laurentini - Fotografia di paesaggio e di viaggio
Pubblicato da in Gallerie ·
Tags: AbruzzoGalleriaRocca CalascioMontagnaParco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Torna sul mio sito una galleria su Rocca Calascio, splendida fortezza abruzzese che domina la valle del Tirino.
Alcune foto chi mi conosce da tempo probabilmente le ha già viste in passato, ma altre che completano la galleria sono nuove.
Per vedere la galleria è sufficiente cliccare qui.




Gianluca Laurentini Photography
Tag
Alberto Ghizzi Panizza Panasonic Lumix G Vario 45-150 mm f/4-5.6 Asph. Mega O.I.S. Vi Racconto Una Foto Nikkor 16-80mm f/2.8-4 E ED VR DX Panasonic Lumix G 14-140mm f/3.5-5.6 Asph. Power O.I.S. Luana Rigolli Lumix S5 Nikkor Repubblica Ceca Medio Formato Sony Zeiss Vario-Tessar T* FE 24-70mm f/4 ZA OSS sviluppo RAW Castello del Volterraio Euronews fotografo Angelo Paionni Daniele Nardi lago di Scanno Punti di vista XF 70-300mm f/4-5.6 R LM OIS WR Frecce Tricolori #marmolada Vajont Castel Sant'Angelo Alpha 1 Bridge Large Format sviluppo T3 fotografiamo.net Mirrorless Lago di Braies Santuario della Verna FF II 10-18mm f/4.5-5.6 C-Dreamer Gallerie om Lumix S Pro 16-35mm f/4 Z9 tecnica Officine Fotografiche Filtri Pulcinelle di mare Workshop Eos M6 Mark II Compatta X100V RF 10-20mm f/4L IS STM Corso Base blade runner Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini Nick Ut XF 16mm f/2.8 R WR EOS M50 Mark II Reflex Adobe Camera RAW Filtri Fotografici Biblioteca Aldo Fabrizi Roberto Giacobbo Vieri Bottazzini Olympus Pen E-PL8 Panasonic Leica DG Vario Elmarit 12-60mm f/2.8-4 Asph. Power OIS Filtro Polarizzatore Monte Penna Canon EOS 6D Mark II Canon PowerShot G7 X Mark III Al3photo Interivsta L'occhio del Fotografo Powershot SX740 HS Cavalletto Alba Longarone Gatto FF II 9mm f/5 Naf Alla Luna reflex GFX100S Rinascimento della Fotografia Manfrotto X-T5 Fotografare XF 150-600mm f/5 Matera Pixma Pro 200 Instax Basilicata Calendario Clickalps smartphone EOS R7 Tevere della NAF e Focus Bagaglio a mano EOS RF 28-70mm f/2L USM Albero di Natale Nikon D500 Workshop di Composizione Fotografica Z 6II Macro Monti Marsicani Edimburgo EF-M 18-150mm f/3.5-6.3 IS STM Arcobaleno Sito Articoli Serata fotografica Panning Nikkor 18-35mm f/3.5-4.5 G Canon EF 35mm f/1.4L II USM gratis Mostre Auguri Diaframma National Geographic Ponte Sisto Aggiornamento Regola dei Terzi Autunno EOS R Corso Fotografico Postcart Palazzo Englefield Isola di Smeraldo X-S10 Harenberg Intervista Aereo Z5 Autofocus Steve McCurry Light Painting Ceuta Editoriale Piazza di Spagna Logos Un mondo che non esiste più 6-8 R LM OIS WR GND32 Soft Zero Canon EOS 77D Mirino Fujinon Freedom Z 14-30mm f/4S Casso EOS R5 NiSi Holder V6 NiSi 15mm f/4 ASPH Z fc Lightroom Dublino Almanacco di Fotografare Guida Mercato Lumix G90 Fotografare il cielo notturno EOS 90D RF 35mm f/1 X Ambiente EF 85mm f/1.4L IS USM Raymasters Camera Filters Parco Nazionale d’Abruzzo APS-C Giustizia Photojournal.it Canon EF 16-35mm f/2.8 L III USM #dolomiti Lo Zoom 1 Lago di Pilato Smartphone Fuji bridge Letizia Battaglia Foreste Casentinesi Francesco Gola Viajes mirrorless XF 50mm f/1 R WR Lumix X-H2s Leica Italia Scozia Gennaio Lumix GX880 Foro Romano Eos M50 Mark II Abruzzo Panasonic Lumix FZ82 Roma - Dal Tramonto all'Alba Lo sfocato Nikkor Z DX 50-250mm f/4.5-6.3 VR Tiberina Neve Ecologia Panasonic Lumix G Vario 12-60mm f/3.5-5.6 Asph. Power O.I.S. Fujifilm FinePix X100F Tamron 150-600mm f/5.6-6.3 Di VC USD G2 Formato RAW Palmarola La solarizzazione Fotografi Prima e Dopo Tamron L'isola degli Arrusi Panasonic Manfrotto OffRoad 30L Canon vs Nikon consapevolezza Flickr Photoshop Composizione Lo scatto a raffica GF 45mm f/2.8 R WR Sera Pannelli Solari Al3Photo X-E4 Fondazione Don Luigi di Liegro fotografia Canon PowerShot SX730 HS olympus EOS R3 etica GFX50s Montagne di Luce Alta Risoluzione Fotofabbrica Irlanda Lumix TZ90 Isola Praga GFX50S Pentax SLT eur Fotografia Notturna Roma - Dal Tramonto All'Alba Wildlife Orso Panasonic Lumix FZ2000 GFX50S II Campidoglio Fotografia S1R Gianni Riotta A99 II Bianco e Nero fotografico Meridiani EOS M5 Fujifilm GF 23mm f/4 R LM WR Febbraio EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS II USM Nature Ponza Sony Alpha 7S II GF 500mm f/5.6 R LM OIS WR Pubblicazioni EOS R6 Wild Atlantic Way 50-100mm f/1.8 DC HSM Art Laowa GFX50R articoli Appennini D780 Z 16-50mm f/3.5-6.3VR XF 23mm f/1.4 R LM WR GFX100 II EOS 1DX Mark III Panasonic Lumix GH5 G80 Fotografiamo.net Corso Intermedio Spagna Pentax D-FA 50mm f/2.8 Macro Natale 2018 Isola Tiberina Camera Raw Lazio e Molise Social Sony Mostra Gianni Berengo Gardin Roma Rupicapra ornata Corriere Longanesi Olympus Lumix FZ1000 II Upter Fujifilm GF 32-64mm f/4 R LM WR fujifilm Fondazione di Liegro HDR X-S20 Fotografia di Paesaggio P950 Stock Nikkor Z 24-70mm f/4 S Monte Toc Prima Tempo di Scatto Mondadori seleziona soggetto Amatrice Highlands Belluno Fotografia naturalistica Nikon gallerie Impariamo a sfruttare il cielo in fotografia Lumix GH6 Uscita Ponte Sant'Angelo Folco Terzani Roma: Incanto e Magia Ora Blu Camoscio Appenninico NiSi filters Foto Z50 Cow Puffin 6 W-Dreamer Rettilineare Tiziano Terzani EOS R8 Terremoto Geotag naturalista Articolo D850 Fujifilm 8 Macro IS STM Lo scatto remoto Canon EOS 5D Mark IV Isola d’Elba Meridiani Montagne Cascate di Monte Gelato XF 8-16mm f/2.8 R LM WR Erto Appennino Centrale Altrephoto EOS R10 Pro3 I segreti delle schede di memoria Dopo Zoom Libri Raymasters Sirente Velino Roberto Moiola Olympus M. Zuiko Digital ED 14-42mm f/3.5-5.6 EZ Pancake News Sigma Raymaster RAW Parco Nazionale dei Monti Sibillini seleziona cielo Michael Freeman EF-M 22mm f/2 STM Guida Regali di Natale Marche Monte Bianco Lazio Ponti 14-24mm f/2.8 DG HSM Art Canon T4 Foliage Proiezione Natura Stacking Friuli Venezia Giulia Andrea Jemolo Fragments of Scotland Cantabria mix Galleria GFX100 Pantheon Cabo Mayor Facebook Test Pentax K1 Canon EOS 800D Canon EOS M6 A7R IV RF 24-105mm f/4 L IS USM Panasonic Lumix Vario 12-32 mm f/3.5-5.6 Montagna Cambiamento Climatico EF-M 15-45mm f/3.5-6.3 IS STM Monte Viglio G 25mm f/1.7 Asph. Valle del Treja Lu Panasonic Lumix GX800 Lumix S 24-105mm f/4 Macro OIS Massimiliano Carraglia Z 28mm f/2.8 SE Scotland Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Galleria Moderni Rocca Calascio Diga del Vajont
© Gianluca Laurentini (P. Iva 11415451001)
Scaricare e riprodurre le foto ed i testi di questo sito senza l'esplicito consenso dell'autore è illegale e sarà perseguito a norma di legge.
Torna ai contenuti | Torna al menu